mercoledì 15 luglio 2015

Novena del Carmine, nono giorno


USA - 2012
La famiglia carmelitana

“Tutte le persone e gruppi istituzionali e non, che si ispirano alla regola di S. Alberto, alla sua tradizione e ai valori espressi nella spiritualità carmelitana, costituiscono oggi nella chiesa la Famiglia Carmelitana.

Tali siamo noi frati carmelitani e i nostri confratelli della riforma teresiana, le monache dell’uno e dell’altro ramo, le congregazioni religiose aggregate, i Terz’Ordini secolari, gli istituti secolari, gli associati all'Ordine, quei movimenti che, pur non facendone parte giuridica, cercano ispirazioni e sostengo dalla sua spiritualità, e parimenti ogni uomo e donna attratti dai valori vissuti nel Carmelo”.

Così le nostre costituzioni, in sintesi, esprimono l’appartenenza alla famiglia carmelitana: mediante l’adesione all'eredità spirituale dei carmelitani, mediante le varie forme di indossare lo scapolare, mediante l’adesione al patrimonio di valori del Carmelo. 


VATICANO - 1982
Santa Teresa d'Avila

WALLIS e FORTUNA - 2009
Quando l’Ordine Carmelitano si diffuse in occidente, i tanti che frequentavano chiese e monasteri, vollero spiritualmente condividere, come laici, la vita nel Carmelo e sentirsi in vario modo aggregati all'Ordine Carmelitano. Tra i primi furono quanti collaboravano alla vita e alla gestione del monastero o donavano i loro beni per l’edificazione o sostentamento di chiese e monasteri; quanti partecipavano alla preghiera e ricevevano nutrimento spirituale di vita nel Carmelo. 



Il fenomeno dell’aggregazione dei laici (uomini e donne, singoli e gruppi), apparve nell’Ordine del Carmelo nella seconda metà del secolo XIII. 


In questo tempo l’Ordine Carmelitano si divise in vari gruppi:

I frati: sacerdoti, religiosi non chierici e i frati laici che attendevano ai vari servizi della chiesa e del convento.


Le oblate, donne che vivevano la loro vita nella preghiera, nella meditazione e nello spirito del Carmelo. Subito dopo venne per loro la professione dei voti religiosi e successivamente la vita di clausura in un monasteri. In contemplazione e isolate dal mondo.

Dopo sono state associate le terziarie consacrate, celibi e nubili, a queste si unirono i mantellati, uomini che indossavano il mantello bianco quale forma di aggregazione all'Ordine.


VATICANO - 1994
Madonna in Trono

Nel secolo XVI si ebbe questo quadro della famiglia carmelitana: religiosi, monache, donne appartenenti al Terz'Ordine Carmelitano, confratelli dal mantello bianco e iniziarono a sorgere anche le prime confraternite dello scapolare. 


Una nuova evoluzione si ebbe nell'aggregare uomini e donne nel Terz'Ordine e con il sorgere delle confraternite dello scapolare, che ebbero una notevole diffusione. In questa delineazione si ebbe un forte movimento della vita carmelitana, specie con l’erezioni di confraternite aggregate alla chiesa carmelitana o aventi una loro chiesa e una loro vita spirituale di preghiera e di carità sociale: l’attenzione ai poveri e il seppellire i morti, specie nelle pestilenze, di qui le loro cappelle funerarie. 

GUYANA - 1968
Cristo di S. Giovanni della Croce
(Dalì)


Più importante di tutto, 
in questo contesto storico, 
è il vivere la spiritualità carmelitana: 
vita interiore nell'essere in Dio
conformità a Cristo Signore
 avendo la Madonna come modello di vita in Cristo, 
rivestirsi dello scapolare
come rivestirsi delle virtù di Maria, 
la preghiera
l’ascolto di Dio
l’attenzione premurosa agli altri
nelle varie forme di carità.



Disegno di San Giovanni della Croce

La partecipazione al carisma carmelitano pone, ieri come oggi, la questione dell’autonomia dei singoli gruppi che formano la famiglia carmelitana, che essendo tale, pur nell'autonomia giuridica, ecclesiale, nella distinzione, non possono non avere una unione nell'impegno comune, nella responsabilità ecclesiale, nella cooperazione e collaborazione complementare, tra i vari membri della famiglia del Carmelo. Una comunione che non significa uniformità; ma nel rispetto della pluralità esprima armonia ecclesiale e non contrapposizione. Di questa comunione ecclesiale e di unione nello spirito del Carmelo, i sacerdoti religiosi, il Terz'Ordine, le confraternite, devono dare testimonianza, come forma di evangelizzazione, facendo proprie le parole di Cristo Signore:

”Perché vedano le vostre buone opere e rendano gloria al Padre che è nei cieli”. 

VATICANO - 1974
Cristo in Trono

Alla base di tutto vi sia la formazione alla parola di Dio e alla spiritualità carmelitana.

P. Anastasio Francesco Filieri O Carm


martedì 14 luglio 2015

Novena del Carmine, ottavo giorno



MALTA - 1951
La Vergine Maria dona lo scapolare

La Madonna del Carmine e lo scapolare


Per noi carmelitani, che nutriamo l’amore e la devozione per Maria, non possiamo parlare di lei senza intrattenerci sul dono dello scapolare, con cui ci ha dato di rivestirci di lei, di sentirci fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo.

Prima dell’apparizione di Maria e il suo dono dello Scapolare, i frati che erano sul Monte Carmelo celebravano la festa dell’annunciazione di Maria. La Madonna che era in ascolto della parola e mediante l’angelo si fa serva della parola, era modello di vita e di intimità divina per i carmelitani. Maria si è fatta la serva del Signore per il disegno di Dio su di lei. Nell’ascolto e adesione alla parola si nutre la fede. La spiritualità carmelitana si nutriva, nella fede, nel leggere, meditare e pregare incessantemente, notte e giorno come dice la regola, la parola del Signore; e aggiunge:”Tutto quello che fate, fatelo sulla parola del Signore”, inoltre:”La parola di Dio dimori abbondantemente nel vostro cuore e sulla vostre labbra”.

VENEZUELA - 2005
Vergine di Coromoto

La Madonna era per i carmelitani il modello di vita in Dio. In un grande quadro nel museo di Cipro, che faceva parte del primo monastero fuori della Palestina, si vede Maria che apre il suo mantello e all'interno vi sono tantissimi carmelitani in piccolo, segno che prima del dono dello scapolare i carmelitani si sentivano protetti e amati da Maria, tanto da sentirsi coperti dal suo manto.

Questo mantello è premonitore del rapporto con Maria, che rivestirà del suo abito i carmelitani, mediante lo scapolare.

BRASILE - 1997
Centenario Maristas
I carmelitani nell'espansione verso l’occidente non erano ben visti dalla Santa Sede. Gli ordini cavallereschi che provenivano dalla Palestina e avevano combattuto nelle crociate, non erano accettati fuori della stessa regione, dovevano terminare la loro funzione ecclesiale. I carmelitani provenivano dalla Palestina ed erano configurati a questi ultimi.

Per questo il rivolgersi di S. Simone Stok alla Madonna perché proteggesse i carmelitani e l’ordine fosse approvato dalla Santa Sede. La Madonna gli apparve donandogli lo scapolare, volle così esprimere la sua protezione per l’ordine carmelitano rivestendoli del suo abito.

Sappiamo molto bene che non sempre si è adusi credere alle apparizioni della Madonna.

A Fatima, tra le tante apparizioni, Maria è apparsa rivestita come Madonna del Monte Carmelo e Lucia è entrata e ha finito i suoi giorni in un monastero carmelitano. Inoltre l’ultima apparizione a Lourdes è avvenuta il 16 Luglio, e non è stato un fatto occasionale che la Madonna sia apparsa a Bernadette il giorno della sua festività di Beata Vergine Maria del Monte Carmelo.

Se le due apparizioni sono state approvate dalla chiesa, queste confermano l’apparizione della Madonna del Carmine che ha donato a noi il suo abito. E rivestiti del suo abito intercederà presso il suo figlio per introdurci in paradiso. Avere l’abito di Maria significa essere rivestiti di lei, non solo perché lo si indossa, quanto perché si è conformati a lei, a quello che lei è stata, come figlia di Dio e per la intimità vissuta con il suo Figlio Gesù. L’abito di Maria, il rivestirci di Lei, l’indossarlo sulla nostra pelle, ci fa sentire che noi siamo intimamente uniti a lei.

SPAGNA - 1940
Vergine del Pilar

Rivestirsi dello Scapolare, indossare l’abito di Maria non è un fatto formale o un simbolo fine a se stesso; ma un richiamarci continuamente a lei, sentirla madre e protettrice; sentirla nostra consolatrice nelle varie vicende della vita; sentire che lei ha accompagnato il suo figlio nella salita al Calvario ed è rimasta ai suoi piedi al momento in cui è stato posto in croce; per cui nelle nostre afflizioni, a vario titolo, ci è sorella e madre; non lontana dal nostro sentire e dal nostro patire. 

PERU - 1990

Giovanni Paolo II, 
il cui motto era “Totus Tuus

segno della sua totale dedizione e donazione a Maria, ha indossato sempre lo scapolare. L’ultimo da lui indossato è stato donato a una nostra parrocchia carmelitana di Roma. Reliquia preziosa che ci riporta al papa scomparso come un modello di vita per come indossare lo scapolare, l’abito di Maria. Lei e lui ci richiamano alla nostra vocazione, alla santità, come si è espressa la vita di Giovanni Paolo II. 

Lei, il suo modello di vita in Cristo, ci porta a vivere la nostra identità di carmelitani. 

Lo scapolare ci apre a una ricchezza di espressioni di vita, di cui dobbiamo rendere grazie a Lei che ha voluto essere di noi sorella e madre.

P. Anastasio Francesco Filieri O Carm


lunedì 13 luglio 2015

Novena del Carmine, settimo giorno


UNGHERIA - 1991

Il culto e la devozione a Maria


Il culto alla Madonna va inserito ed espresso nella partecipazione di Maria alla storia della salvezza operata per noi da Cristo Gesù.

Maria è entrata nel contesto salvifico della Trinità: Dio Padre ha mandato l’angelo Gabriele per annunziarle che da lei sarebbe nato il Cristo Messia; lo Spirito Santo, come preannunziato dall'angelo, ha fecondato il suo grembo per dare alla luce il Messia, preannunziato dai profeti. Gesù, il Cristo Messia è stato generato da Maria, Verbo incarnato venuto ad abitare in mezzo a noi.

Tutta la Trinità ha pervaso la vita e l’opera di Maria: fecondata dallo Spirito Santo e generato il Cristo Gesù, ha avuto e nutrito nella sua carne la divinità. Questo è un grande mistero umano-divino, che deve portarci alla contemplazione dell’opera di Dio.

Questa la grandezza di Maria. Dio Padre si è servito di lei, come strumento della nostra salvezza, operata da Cristo Gesù:


“Sono la serva del Signore, 
si compia in me secondo la tua parola”.

SPAGNA (Colonie)- 1960
Strumento nelle mani di Dio è stata Maria, perché ha espresso per lui la sua totale disponibilità, pur essendo promessa sposa a Giuseppe: “Grandi cose ha fatto in me l’onnipotente…ha guardato l’umiltà della sua serva”.

Da questo dato teologico e salvifico nasce e deve svilupparsi ogni nostro vario tipo di rapporto di culto e di devozione a Maria. 

Affronteremo tre momenti di riflessione su Maria: la liturgia, la devozione e la spiritualità mariana.

La liturgia esprime il culto a Maria. La liturgia esprime il culto a Maria, perché è azione sacra per eccellenza. Nel culto liturgico è inserita Maria nella storia della salvezza operata da Dio Padre, mediante Cristo salvatore, da lei generato. Questo il dato primario e imprescindibile nel nostro rapporto con Maria; da qui il culto, la devozione e la spiritualità mariana. 

In modo sommo la liturgia celebra il culto a Maria nel periodo di avvento e natalizio: l’Immacolata concezione di Maria, preservata dalle conseguenze del peccato dei nostri progenitori. Lontano dal periodo pre-natalizio celebriamo, come conseguenza, la sua assunzione in cielo in corpo e anima. Nel natale di Gesù celebriamo sommamente chi lo ha generato, la cui festa è celebrata nell'ottava del Natale. L’epifania vede Maria accogliere i magi. Si manifesta così che Cristo Gesù è il salvatore non solo del popolo di Israele; ma di tutte le genti. Vengono dall'oriente per adorarlo. 

RUSSIA - 2004
Assunzione della Vergine

Infine la presentazione al Tempio di Gesù, detta candelora: Gesù è luce per illuminare le genti.

BOLIVIA - 1982
Vergine di Copacabana
La devozione a Maria. La devozione è un fervore interiore, un’affettività spirituale verso la madre di Gesù e madre nostra. Il “totus tuus” di Giovanni Paolo II secondo esprime molto bene questo sentimento. Lui non aveva più sua madre, l’ha sostituita con Maria. Nella totalità possiamo donarci solo alla divinità; ma il sentimento mariano finisce con l’essere più forte delle verità teologiche. Cui però, come ci ammonisce il Concilio Vaticano II, non possiamo facilmente debordare.

L’esperienza devozionale verso Maria è consolatrice, lenisce le sofferenze, crea amore e sentimenti di dolcezza; ma non deve sfociare nel sentimentalismo.

Forme devozionali sono: il rosario, l’angelus. Sono devozioni che richiamano i misteri della vita di Gesù e della Madonna. Mese Mariano, pellegrinaggi mariani, immagini della Madonna ecc.

AUSTRIA - 1969
Vergine di Mercy
L’Ave Maria, la preghiera per eccellenza a Maria, nella prima parte è presa dalle parole dell’angelo nell'annunciazione, e da Elisabetta visitata da Maria. 
Nella seconda parte un frate domenicano di Firenze, poi accolto e fatto proprio dalla chiesa, ha strutturato la parte terminale; mentre un certosino, in una evoluzione con i misteri della vita di Cristo, ha formulato la corona del rosario, la cui devozione ha trovato nei padri domenicani la sua diffusione.


La spiritualità mariana. Non può non nascere dalle verità teologico-mariane espresse nella parte iniziale. Nel mistero, nell'opera di Cristo e di chi lo ha generato nasce la spiritualità mariana. Maria è colei che ha generato Gesù, è vissuta con lui in intimità a Nazaret; l’ha accompagnato durante tutto l’arco della vita fin sul calvario. E’ per noi carmelitani modello di vita in Cristo.


IRLANDA - 2008

Per Mariam ad Jesum. 

Il Ven. P. Michele di S. Agostino, carmelitano, ha scritto tutto un trattato, in cui evidenzia che l’amore verso Maria è un mezzo per portarci all'amore di Dio, sul suo esempio.

P. Anastasio Francesco Filieri O Carm

domenica 12 luglio 2015

Novena del Carmine, sesto giorno


Maria nel cenacolo


I carmelitani, nell'erigere il primo monastero sul Monte Carmelo e presso la fonte di Elia, si sono rifatti al cenacolo di Gerusalemme, mettendo al centro delle loro celle l’oratorio, così chiamandolo a modo del cenacolo. L’oratorio è stato il luogo del convenire dei frati, il luogo dello spezzare il pane, il luogo della preghiera comune, il luogo ove attorniarsi alla Madonna, chiamata Beata Vergine Maria del Monte Carmelo e Stella Maris. Infatti la lunga strada che si inerpica da Haifa al Monte Carmelo si chiama Via Stella Maris e la scritta è in latino, in ebraico e in arabo. Stella Maris perché dal Monte Carmelo è sottostante il mare mediterraneo. 

PERU' - 1999
Vergine del Carmelo
Perché l’oratorio è stato il richiamo al Cenacolo? Per un duplice motivo. I carmelitani per il loro stile di vita si sono rifatti alla comunità primitiva di Gerusalemme, descritta nel capitolo secondo degli atti degli apostoli; ove erano un cuor solo e un’anima sola, avevano tutto in comune, erano assidui nella preghiera al tempio, nell'insegnamento degli apostoli ecc. ecc. 
Il secondo motivo è stato perché Maria, dopo l’ascensione di Gesù al cielo raccolse fratelli e sorelle, discepoli e apostoli nel cenacolo. Raccolti in preghiera nell'attesa della discesa dello Spirito Santo. Maria in quel contesto è stata la madre della chiesa. Lei ha raccolto attorno a se la chiesa nascente e in quei dieci giorni che hanno preceduto la pentecoste, si sono intrattenuti a parlare di Gesù, di quanto aveva loro lasciato in eredità e che avrebbero trasmesso a tutte le genti, andando per il mondo a evangelizzare.

I carmelitani che hanno edificato il monastero erano eremiti che vivevano alla presenza di Dio sul modello di Elia, erano pellegrini ed erano crociati che avevano deposto le armi, si sono tutti ritrovati a vivere come fratelli attorno a Maria, costituita sorella e madre.

Noi abitualmente stentiamo a entrare in sintonia con persone che sono lontane da noi, non hanno le nostre stesse radici, cultura, sensibilità e quant'altro. I carmelitani che si sono costituiti in fraternità venivano dalle varie provenienze, avevano sensibilità ed esperienze diverse; ma si sono posti sotto il manto della Madonna e hanno voluto vivere come suoi figli e fratelli tra fratelli, sul modello di Cristo che si è fatto fratello tra fratelli, incarnandosi nel seno di Maria, che lo ha generato.

USA - 2012

Questo ci dice che le differenze tra noi non sussistono più quando, per fede, sappiamo che da Dio, per mezzo di Gesù siamo convocati e radunati per essere un cuor solo e un’anima sola. Se ci atteniamo solo agli elementi umani notiamo le varie differenze che ci contraddistinguono, e magari ci contrappongono; ma se abbiamo uno scatto di fede, superiamo le differenze e ci conformiamo ad essere un cuor solo, in nome di Gesù e di Maria. Allora possiamo cantare tutti insieme: 

“Ci ha riuniti tutti insieme Cristo amor, 
godiamo ed esultiamo nel Signore”.

ANGUILLA - 1975
Maria, Giovanni e la Maddalena
Pensiamo come hanno trascorso quei dieci giorni i fratelli e le sorelle, i discepoli e gli apostoli convocati da Maria nel cenacolo. Ella è stata costituita madre di tutti noi quando Cristo Gesù crocifisso, con ai suoi piedi Maria e Giovanni, ha detto a Giovanni: “Ecco tua madre” e alla madre: Ecco tuo figlio”. In Giovanni ci eravamo tutti noi, cui ci è affidata Maria come madre. Maria ha assunto questo ruolo di madre della chiesa affidatole da Cristo Gesù, e in questa veste ha convocato la chiesa nascente, perché avesse il suo sigillo con la discesa dello Spirito Santo, dopo averlo interrottamente pregato.

Nello stesso tempo possiamo solo immaginare cosa Maria, nel cenacolo con i suoi, ha potuto comunicare del suo Figlio e cosa gli apostoli hanno condiviso con lei. Una conoscenza ed esperienza comune di vita con Cristo e in Cristo.

Il modello di tante diversità riunite, in un cuor solo e un’anima sola, deve essere sempre presente nei nostri organismi ecclesiali e carmelitani in particolare, Terz'Ordine come Confraternita, gruppi parrocchiali come comunità parrocchiale. Siamo sempre convocati da Maria per mezzo di Cristo Gesù che ci invitano a non far rilevare le differenze che ci distinguono e ci possono contrapporre, quanto ciò che per fede e vocazione di vita nel Carmelo ci unisce. E sarà nostra pace.

Maria ci è posta, nella esperienza di vita e spiritualità carmelitana, come modello di vita in Cristo. Nelle varie circostanze ed esperienze di vita a Lei e all'annuncio del vangelo del regno, proclamato da Cristo Gesù, dobbiamo riferirci.


P. Anastasio Francesco Filieri O Carm


sabato 11 luglio 2015

Novena del Carmine, quinto giorno


Maria nel cenacolo

I carmelitani, nell'erigere il primo monastero sul Monte Carmelo e presso la fonte di Elia, si sono rifatti al cenacolo di Gerusalemme, mettendo al centro delle loro celle l’oratorio, così chiamandolo a modo del cenacolo. L’oratorio è stato il luogo del convenire dei frati, il luogo dello spezzare il pane, il luogo della preghiera comune, il luogo ove attorniarsi alla Madonna, chiamata Beata Vergine Maria del Monte Carmelo e Stella Maris. Infatti la lunga strada che si inerpica da Haifa al Monte Carmelo si chiama Via Stella Maris e la scritta è in latino, in ebraico e in arabo. Stella Maris perché dal Monte Carmelo è sottostante il mare mediterraneo. 

PERU' - 1999
Vergine del Carmelo
Perché l’oratorio è stato il richiamo al Cenacolo? Per un duplice motivo. I carmelitani per il loro stile di vita si sono rifatti alla comunità primitiva di Gerusalemme, descritta nel capitolo secondo degli atti degli apostoli; ove erano un cuor solo e un’anima sola, avevano tutto in comune, erano assidui nella preghiera al tempio, nell'insegnamento degli apostoli ecc. ecc. 
Il secondo motivo è stato perché Maria, dopo l’ascensione di Gesù al cielo raccolse fratelli e sorelle, discepoli e apostoli nel cenacolo. Raccolti in preghiera nell'attesa della discesa dello Spirito Santo. Maria in quel contesto è stata la madre della chiesa. Lei ha raccolto attorno a se la chiesa nascente e in quei dieci giorni che hanno preceduto la pentecoste, si sono intrattenuti a parlare di Gesù, di quanto aveva loro lasciato in eredità e che avrebbero trasmesso a tutte le genti, andando per il mondo a evangelizzare.

I carmelitani che hanno edificato il monastero erano eremiti che vivevano alla presenza di Dio sul modello di Elia, erano pellegrini ed erano crociati che avevano deposto le armi, si sono tutti ritrovati a vivere come fratelli attorno a Maria, costituita sorella e madre.

Noi abitualmente stentiamo a entrare in sintonia con persone che sono lontane da noi, non hanno le nostre stesse radici, cultura, sensibilità e quant'altro. I carmelitani che si sono costituiti in fraternità venivano dalle varie provenienze, avevano sensibilità ed esperienze diverse; ma si sono posti sotto il manto della Madonna e hanno voluto vivere come suoi figli e fratelli tra fratelli, sul modello di Cristo che si è fatto fratello tra fratelli, incarnandosi nel seno di Maria, che lo ha generato.

USA - 2012

Questo ci dice che le differenze tra noi non sussistono più quando, per fede, sappiamo che da Dio, per mezzo di Gesù siamo convocati e radunati per essere un cuor solo e un’anima sola. Se ci atteniamo solo agli elementi umani notiamo le varie differenze che ci contraddistinguono, e magari ci contrappongono; ma se abbiamo uno scatto di fede, superiamo le differenze e ci conformiamo ad essere un cuor solo, in nome di Gesù e di Maria. Allora possiamo cantare tutti insieme: 

“Ci ha riuniti tutti insieme Cristo amor, 
godiamo ed esultiamo nel Signore”.

ANGUILLA - 1975
Maria, Giovanni e la Maddalena
Pensiamo come hanno trascorso quei dieci giorni i fratelli e le sorelle, i discepoli e gli apostoli convocati da Maria nel cenacolo. Ella è stata costituita madre di tutti noi quando Cristo Gesù crocifisso, con ai suoi piedi Maria e Giovanni, ha detto a Giovanni: “Ecco tua madre” e alla madre: Ecco tuo figlio”. In Giovanni ci eravamo tutti noi, cui ci è affidata Maria come madre. Maria ha assunto questo ruolo di madre della chiesa affidatole da Cristo Gesù, e in questa veste ha convocato la chiesa nascente, perché avesse il suo sigillo con la discesa dello Spirito Santo, dopo averlo interrottamente pregato.

Nello stesso tempo possiamo solo immaginare cosa Maria, nel cenacolo con i suoi, ha potuto comunicare del suo Figlio e cosa gli apostoli hanno condiviso con lei. Una conoscenza ed esperienza comune di vita con Cristo e in Cristo.

Il modello di tante diversità riunite, in un cuor solo e un’anima sola, deve essere sempre presente nei nostri organismi ecclesiali e carmelitani in particolare, Terz'Ordine come Confraternita, gruppi parrocchiali come comunità parrocchiale. Siamo sempre convocati da Maria per mezzo di Cristo Gesù che ci invitano a non far rilevare le differenze che ci distinguono e ci possono contrapporre, quanto ciò che per fede e vocazione di vita nel Carmelo ci unisce. E sarà nostra pace.

Maria ci è posta, nella esperienza di vita e spiritualità carmelitana, come modello di vita in Cristo. Nelle varie circostanze ed esperienze di vita a Lei e all'annuncio del vangelo del regno, proclamato da Cristo Gesù, dobbiamo riferirci.


P. Anastasio Francesco Filieri O Carm

venerdì 10 luglio 2015

Novena del Carmine, quarto giorno


SMOM - 2005
Madonna col Bambino
Maria madre ai piedi dell’altare della croce

Maria ha dato alla luce il Figlio di Dio incarnato ed è la madre di Dio. Come facente parte della nostra umanità, Gesù è fratello tra fratelli. Anche lui ha avuto, come tutti noi, una madre. Questa ci è stata donata, da Cristo steso, sull'altare della croce. Oltre il dono della sua vita, prima del “consummatum est”, del tutto è compiuto, Cristo Gesù ha donato a noi quanto gli rimaneva: sua madre, posta in quel momento ai piedi della croce.

Tutto il percorso di Maria è stato un attendere totalmente al figlio che il Padre gli ha dato di generare. Per lei non è stato un percorso facile di madre. All'annunzio dell’angelo era promessa sposa a Giuseppe e, affidandosi completamente al suo Signore, non ha condiviso con Giuseppe la sua maternità per opera dello Spirito Santo. Ha lasciato che Giuseppe, vedendola gravida, pensasse di ripudiarla in segreto. Dio stesso, cui Maria si era totalmente affidata, ha provveduto a inviare l’angelo e dirgli che quanto in lei era opera dello Spirito Santo.

Maria ha dovuto lasciare Nazaret mentre era incinta. Nessuna madre avrebbe mai voluto che il proprio figlio nascesse lontano dai familiari e in una grotta. La gioia di Maria sarà stata grande nel vedere venire i pastori, annunziati dall'angelo, ad adorare l’Emanuele, il Dio con noi. In quel momento, possiamo immaginare, quanto Maria abbia sentito, in se, di essere la madre di Dio, per quanto il Padre ha fatto susseguire gli eventi; e più ancora dopo, con l’adorazione dei magi.


Vaticano - 1995
Gesù tra i dottori
Il suo ruolo di madre e di madre del suo Signore lo ha avvertito più ancora quando avendolo smarrito nel ritorno a Nazaret, dopo essere stata al tempio in Gerusalemme, non lo ha visto più nella carovana. Lo aveva smarrito. Smarrire un figlio, per ogni madre è uno strazio insopportabile. E il rimprovero di madre, ritrovatolo, è stato naturale: “Figlio perché hai fatto a noi questo? Al rimprovero della madre Gesù ha replicato facendogli prendere ancora più coscienza, che a lei è stato affidato il Figlio che il Padre Dio ha donato per l’umanità, per cui Gesù a questa apparteneva. 


Chiare e forti le parole di Gesù:”Non sai che io devo attendere alle cose che riguardano il Padre mio”?. Non perché Maria non lo sapesse; ma perché, in quel momento di smarrimento, l’istinto materno è stato più forte del sentire che le era stata affidata una missione divina.

Dopo questa esperienza, il vangelo ci dice che Gesù cresceva nella casa di Nazaret, in sapienza e bontà, presso Dio e presso gli uomini. Qui Maria ha espresso tutto il suo sentire di madre, più ancora il suo essere in funzione di Gesù, il suo essere in profonda comunione con Gesù, figlio suo e figlio di Dio.

Per noi carmelitani questa esperienza di Maria è molto importante, perché la nostra regola di vita ci esorta a “vivere in ossequio a Cristo e lui servire con cuore puro e retta coscienza”. Pensate un po’ quanto Maria ha vissuto, nella sua casa di Nazaret nell'ossequio a Cristo, nell'attendere a lui, nell'ascolto di lui. 


Per questo Maria è il modello di vita in Cristo, per questo noi carmelitani la riteniamo e la veneriamo come sorella e madre 
nel cammino di fede in Cristo, della nostra vita.

Vivere nell'ossequio a Cristo Gesù significa porre la propria vita in funzione al vivere in Cristo. Qui risuona l’apostolo Paolo che afferma: “il mio vivere è Cristo”. Maria ci unisce a Cristo e la devozione a Maria è funzionale al vivere la dimensione di portarci a Cristo, ad avere con lui la stessa familiarità di Maria.

VATICANO - 2010
Sofferenza di Maria
(Caravaggio)
La somma della maternità di Maria madre la si è avuta sul Calvario. Maria non ha smesso di accompagnare Gesù nel suo percorso di annunzio del regno di Dio, per strade e villaggi. Ma l’accompagnamento totale di Maria è stato nell'affiancarlo sul percorso che conduceva al Calvario, con Gesù caricato della croce. In quei momento, per Maria. è come se il cordone ombelicale non si fosse mai staccato. La sofferenza di Gesù è stata la sua, e forse più forte; perché ogni madre vorrebbe sottrarre le sofferenze al proprio figlio e subirle in proprio. 

Ai piedi della croce Maria ha visto il figlio beffeggiato:”Se sei figlio di Dio discendi dalla croce”. Prima di reclinare il capo e morire un ultimo grande gesto. A Giovanni e per lui a tutti noi ha detto:”Ecco tua madre”. E Maria è stata costituita nostra madre di noi tutti, per mezzo di Giovanni, mentre era ai piedi della croce. Così è stata costituita la pietà, come l’anno vista gli artisti. 


P. Anastasio Francesco Filieri O Carm